La gente della moda ha un concetto tutto suo del tempo: se l’invito dice di presentarti alle dieci di mattina, tu già lo sai che la faccenda inizierà come minimo alle dieci e mezza, eppure fai in modo - traffico permettendo - di non arrivare all’ultimo minuto. Motivo? Semplice, è la sfilata nella sfilata, l’arrivo alla spicciolata degli ospiti che, come te, si saranno vestiti con cura. Già lo so cosa pensate, uhhh tutti a spettegolare che incubo, invece vi stupirò. A parte qualche incorreggibile malalingua, quello è un momento di spunti e suggestioni: trovo sempre grande ispirazione dall’immagine dei miei colleghi.
Ecco, ci siamo: le luci si abbassano, il brusio si attenua, parte la musica, preferibilmente a palla, e tutti gli sguardi si posano sul primo look, quello che darà il tono allo show. A volte m’incanto a osservare l’ondata di teste che si girano all’unisono, siamo una marea di occhi (e pure di smartphone) alla ricerca di quell’emozione sottile che ti prende quando ti confronti con il bello. Il lavoro di mesi degli uffici stile, della modellistica, della prototipia, dello styling, delle vestiariste prende vita nell’incedere delle modelle. Quei dieci, forse dodici minuti di show ci trasportano tutti in una dimensione diversa che dopo qualche mese si farà realtà nei nostri armadi.