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Il vestito ti è amico

Tailleur, dolcevita e gonna, cardigan con camicia e pantaloni: ma lo vogliamo considerare un vestito ogni tanto?

Questa storia che il vestito è difficile, ti impegna troppo, d’inverno non sai come abbinarlo, sfatiamola una volta per tutte. Fino a qualche tempo fa ero io la prima a farmi questi problemi, quand’ecco la folgorazione: partiamo dal sotto per costruire il sopra

 

Questo il piano: seguitemi perché c’è della logica, non sono solo chiacchiere da modaiola con la testa tra le nuvole. Consideriamo innanzitutto i tempi.

 

Quanto ci mettete voi la mattina a creare tutti gli abbinamenti del caso? Io, che modestamente qualcosina ne so di moda, certi giorni mi tiro cretina davanti allo specchio.

 

Quello che sotto la doccia mi sembrava un matrimonio perfetto tra la gonna a ruota e il V-neck infilato in vita, nella realtà dei fatti si dimostra un disastro (mannaggia a me che ho scordato di ritirare in lavanderia la pencil skirt, perfetta con il cashmerino).

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Quello che sotto la doccia mi sembrava un matrimonio perfetto

Tra la gonna a ruota e il V-neck infilato in vita, nella realtà dei fatti si dimostra un disastro (mannaggia a me che ho scordato di ritirare in lavanderia la pencil skirt, perfetta con il cashmerino). 

 

A quel punto sono un’anima in pena, rovisto dentro l’armadio in cerca di una soluzione che funzionerebbe pure, se solo le scarpe non mi facessero lo sgambetto, perché i mocassini con la gonna a tubo sono contro la mia religione. Col vestito è tutto più lineare, bastano piccoli accorgimenti. In giro ci sono dei capi termici da portare a pelle e sono talmente sottili da non rovinare la silhouette se si infilano sotto al vestito.

 

 

E poi c’è lei, l’alleata che di sicuro hai già nell’armadio, la giacca

Sissignore, il blazer non deve per forza essere sempre coordinato con il sotto, anzi, è contento pure lui di farsi un giro con dei nuovi amici, come uno chemisier o un abito svasato. A questo punto, potete pure andare a farvi un giro al campo base dell’Everest se vi mettete addosso un bel piumino, perché io vi propongo una soluzione un po’ atipica: gli scarponcini da montagna.

 

Non parlo di quelli super tecnici che poi mi camminate in giro per l’ufficio come le sorelle di Frankenstein (a proposito, è appena uscito l’ennesimo remake cinematografico del romanzo di Mary Shelley diretto da Guillermo del Toro e i costumi di scena sono mozzafiato, valgono da soli il biglietto). 

 

 

Puntate sul mood scalatrice anni ‘50 e, vi garantisco, il gioco è fatto.

 

Quando finalmente vi berrete in santa pace il vostro caffè, dopo esservi risparmiate dieci minuti di mix’n’match sfortunati, scommettiamo che mi darete ragione?

 

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Cristina Manfredi: la penna dietro al Nuovo Fashion Journal di Marina Rinaldi

Biellese di nascita, milanese d’elezione, è una giornalista di moda, costume e società, con il pallino del buon umore. Ha lavorato come quotidianista per Milano Finanza Fashion per poi spostarsi a Vanity Fair, da cui si è dimessa per dedicare più tempo ai progetti personali, alla scrittura, al tango, alla corsa e ai suoi amatissimi gatti. Oggi è una contributor per Vanity Fair, L’Officiel, Marie Claire, Style Magazine - Corriere della Sera.